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Groups Escursioni per Passione
Photo: TY - Raimondo, Community
Public Group

Escursioni per Passione

Public group · 13 members

Gruppo per chi ama la montagna, l'aria aperta, lo zaino sulle spalle, ognuno è libero di partecipare e decidere le modifiche durante il tragitto dell'Escursione. Il Gruppo è senza nessun accompagnatore, ma con una grande compagnia per l'Escursione, ciascuno è libero di frequentare i sentieri senza una guida professionista..

Hiking Trail Long-Distance Hiking Alpine Route Snowshoeing Horse Riding City Walk Liguria Piemonte Lombardy Trentino

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TY - Raimondo

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C.A.I. Sez. Sampierdarena - Genova TY
June 15, 2024 · CAI SAMPIERDARENA
15.06.2024 STAZZANO - Santuario Monte Spineto- Santuario Cà del Bello. Il percorso: da Stazzano (220 mt) (Il paesino conserva molte case e cortili rustici. La bella chiesa dedicata a San Giorgio e un interessante museo di storia naturale delle vallate preappenniniche e non solo, sono raccolti minerali, fossili, una invidiabile collezione ornitologica e un interessante erbario), si parte dalla piazza Risorgimento, dove è presente anche una bacheca informativa, si imbocca Via Umberto I e si svolta immediatamente a destra si risale la scalinata che passa al fianco dell’oratorio, la strada prosegue su asfalto, costeggiando le mura del castello di Stazzano dove termina l'asfalto ed inizia la mulattiera, si risale dolcemente il versante, primo bivio dove restiamo sulla nostra via, si oltrepassano due piccole aree attrezzate con tavoli (abbandonate) fino a giungere nei pressi di Villa Erizzo (361 mt), si raggiunge la strada asfaltata ai piedi del Santuario, giunti nei pressi di due piccole cappellette poste l’una di fronte all’altra si gira nuovamente a sinistra su una carrareccia che prosegue in lieve salita, lasciato un primo bivio che risale a destra, si abbandona la carrareccia per imboccare il sentiero che sale sulla destra tra i cespugli e che porta fino al Bivio di Monte Spineto (429 mt), Santuario di Monte Spineto, si trova in posizione dominante tra la valle Scrivia e la val Borbera. (Nel 1633 sulla sommità del Monte Spineto incominciò la costruzione del Santuario di Nostra Signora del Monte Spineto voluto dal vescovo di Tortona Paolo Arese. Il nome del monte si riferisce al biancospino dove avvennero eventi miracolosi. Due eventi di saccheggio colpirono queste zone ed ogni volta gli abitanti si rifugiarono sul monte invocando la Madonna, la prima volta costruirono un piccolo luogo di culto, la seconda si posò una colomba su di un biancospino, fiorito fuori stagione, ed una ragazza muta riacquistò la voce, per ringraziamento si costruì la chiesa disponendo l'altare nel luogo dove era posizionato il biancospino del miracolo). Il sentiero N°200 prosegue in discesa a sinistra e si ritorna sulla carrareccia che abbiamo lasciato in precedenza, il sentiero porta alla sella della Bocca del Lupo (387 mt), dove si incrocia il sentiero N°203, proveniente da Vignole Borbera, si prosegue sulla mulattiera, che riprende a destra, si incomincia a risalire, si oltrepassa il vicino casolare abbandonato e al termine della salita si svolta a sinistra all’altezza dei ruderi di una piccola costruzione in pietra, si scende fino al Bivio Traversina (380 mt), dove teniamo la destra. Oltrepassando una prima masseria, poi la seconda, teniamo la nostra via dritta che arriva alla Cascina Rughé (455 mt), oltrepassata la masseria, al successivo bivio si svolta a sinistra e si incomincia a scendere, alla risalita si giunge al bivio di Campolungo (435 mt), dove si incrocia il sentiero N°206 proveniente dal paese di Vargo, andiamo a destra, giungendo ad un crocevia di sentieri si tiene la sinistra, raggiunto una cascina, si prosegue ora in piano raggiungendo il Santuario di Cà del Bello (492 mt), punto panoramico sulla Val Borbera, Boghetto di Borbera è sotto di noi. (Santuario della Madonna della Neve, in località Cà del Bello, sul versante della Val Borbera si trova la maestosa Via Crucis che accoglie il fedele fino a giungere alla chiesa è formata da quattordici cappelle datate 1833 per sostituire le più antiche del 1737. Clemente Salsa le ridipinse nel 1927, ma a causa delle intemperie gli affreschi vennero sostituite da bassorilievi in bronzo più resistenti. La chiesa si trova in un pianoro nelle cui vicinanze si trova un piccolo portichetto che fa da rifugio. Il santuario fu eretto nel 1672 sul colle chiamato di Pra’ San Martino. Da quell’anno i numerosi ampliamenti e restauri sono sempre stati voluti dalla comunità Borghettese. Ora la chiesa non si trova più in località Pra’ San Martino ma in località Ca’del Bello, probabilmente prende il nome da una casa che apparteneva al “Bello”. Il luogo è stato punto di riferimento negli spostamenti partigiani, da e per le zone di montagna.) Il percorso di rientro è lo stesso fino al bivio della Bocca del Lupo qui si va a destra seguendo indicazioni Strada vicinale della Capanna che ci riporta a Stazzano.
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Photo: C.A.I. Sez. Sampierdarena - Genova TY, CAI SAMPIERDARENA
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C.A.I. Sez. Sampierdarena - Genova TY
April 03, 2024 · CAI SAMPIERDARENA
06-04-2024 Capanne di Cosola -M.te Chiappo - Bocche di Crenna- M.te Ebro - Rifugio Orsi- Stalle - Bocche di Crenna - Capanne di Cosola Dal parcheggio in località Capanne di Cosola (1493 mt), storico valico tra la province di Alessandria, Pavia e Piacenza il percorso prende la carrareccia di fronte all’albergo , costeggia un’abitazione e svolta poco dopo a destra per proseguire sul sentiero che sale verso il Monte Chiappo, supera una stazione di rilevamento meteorologico e continua in costante ascesa seguendo il crinale erboso che divide la Val Borbera dalla Val Boreca e dalla Val Staffora, il panorama del percorso è unico, inconfondibili la veduta del Monte Ebro verso ovest e ancor più in lontananza il Monte Gropà e il Monte Giarolo, mentre verso est si erge l’originale radiofaro sulla cima del Monte Lesima, dopo circa 50 minuti di cammino, il sentiero giunge sulla cima del Monte Chiappo (1699 mt), da dove nelle giornate limpide è possibile vedere chiaramente il mar Ligure con l’isola d’Elba e talvolta addirittura la Corsica, dal Monte Chiappo il sentiero ritorna indietro per alcune decine di metri e prende la direzione ovest seguendo il sentiero N°200 che in leggera discesa supera il bivio con il sentiero N°116 proveniente dal paese di Bruggi e poi raggiunge il Monte Prenardo ( 1655 mt), proseguendo nella discesa, il percorso arriva alla sella della Bocca di Crenna (1553 mt), nodo escursionistico da dove passano anche il sentiero N°221 per il paese di Piuzzo e il sentiero N°108 dal paese di Salogni – Monte Chiappo, dopo aver superato la sella, il sentiero N°200 incomincia l’erta salita verso il monte Ebro, ma la fatica è decisamente ricompensata dalle vedute panoramiche sempre più ampie che permettono di ammirare verso est la Val Curone e verso ovest la Val Borbera, sulla cima del monte (1700 mt), la veduta è di 360 gradi è indubbiamente unica, spaziando dal mar Ligure all’arco alpino, il sentiero prosegue sul crinale, e scende di quota, si raggiunge il bivio con il sentiero N°106 da Caldirola – Monte Ebro, che seguimo in discesa per raggiungere il bellissimo Rifugio Orsi (1390 mt) (Sosta pranzo), dal rifugio Orsi seguiamo il sentiero N°113 per le Stalle di Salogni (Fonte acqua), raggiunte le stalle si prende la comoda cararreccia a destra con indicazioni monte Chiappo, si raggiunge con poco dislivello la Bocca di Crenna (1553 mt) ora seguendo le indicazioni e seguendo il sentiero a destra N°226 (Cammino Piemonte Sud) si scende fino a raggiungere il sentiero N°200 che abbiamo fatto per il monte Chiappo ed in fine si raggiunge il punto di partenza avendo effettuato un'escursione a otto.
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TY - Raimondo
March 10, 2024 · Community
10-03-2024 SCALINATA PER SAVOGNO La scalinata di granito che porta a Savogno Un ripido sentiero in pietra scolpito nel bosco è l'unica via di accesso a questo borgo abbandonato, sospeso nello spazio e nel tempo. Con gli occhi chiusi e le narici spalancate, si rimane esterefatti ai piedi delle Cascate dell’Acquafraggia, siamo in Valchiavenna, dentro una nuvola d’acqua nebulizzata che scompone la luce in mille colori, si respira il vigore con cui il torrente si tuffa nel nulla, e si è spinti a guardare in alto, dove inizia il volo, dove il ghiacciaio che scendeva di traverso dalla Val Bregaglia fino a quindicimila anni fa ha staccato la parte bassa della montagna, quello scontro tra forze ha generato i salti della cascata, e al tempo stesso ha intagliato il terrazzo pensile da cui si affaccia Savogno, un borgo la cui natura profonda è la sospensione, sospeso nello spazio, in bilico tra le montagne, sospeso nel tempo, al riparo dalla modernità, c’è un legame profondo tra la valle dell’Acquafraggia e il villaggio alpino sovrastante, un intreccio di relazioni tra gli elementi del paesaggio: il ghiaccio, l’acqua, il granito di cui sono fatte queste montagne, i boschi, i faggi, i castagni, e l’uomo, con la sua capacità di adattamento e l’ingegno nell’uso delle risorse disponibili, emblema di questa alleanza tra uomo e natura è la mulattiera che conduce dalle cascate al borgo, unica via di collegamento tra il paese e la valle in basso, un sentiero pazientemente costruito a mano, alternando le alzate ricavate da sottili lastre di granito e le pedate realizzate in acciottolato, salire i 2.886 gradini che percorrono in senso opposto la corsa dell’acqua è come seguire il filo di questo antico dialogo, in basso, il bosco è fresco e fitto, rigoglioso anche per la presenza della vicina cascata; e non ci vuole molto per accorgersi che è tutto cadenzato da terrazze con muretti a secco, servite per rubare un po’ di piano alla montagna che sale in verticale, in passato, castagni e viti erano curati in questi spazi dagli abitanti che scendevano dal paese, ogni giorno, verso le stalle basse (in località Stalle dei Ronchi) usate come punto d’appoggio per il lavoro agricolo e pastorizio, oggi resta solo lo scheletro delle costruzioni, il peso della neve ha fatto crollare alcuni tetti, le felci e i rovi abitano dentro le stalle e sui muretti vivono rigogliose comunità di muschi e licheni, hanno fatto molta più fatica le persone a costruire e tenere pulite le balze coltivabili nel corso dei secoli che il bosco a riprendersi la terra in meno di cinquant’anni, questo paesaggio è come un fossile, come un’impronta, c’è, ma al tempo stesso è assente, solo le fontane – divise in vasche per gli animali e per le persone – sembrano non aver dimenticato niente, la scalinata è composta da 2.886 gradini di granito, tutti realizzati a mano, dopo aver percorso la salita, quando si arriva alla radura su cui sorge il paese, si è subito colpiti dalla dimensione delle case, insolitamente grandi e decorate per gli insediamenti di questo tipo, altro fatto inusuale, le stalle si trovano ai margini del borgo, sono realizzate in pietra, molte si sviluppano su più piani e hanno loggiati in legno, sono orientate a favore di sole, in modo da garantirsi il calore e luce, come i flussi delle persone e delle merci, da sempre le sorti del paese sono state dettate dalla forma della montagna, da qui passa la rotta che dalla Valchiavenna conduce alla Val di Lei, e di qui infine alla Svizzera, e quei gradini sono stati calpestati non solo dalle suole di chi scendeva e risaliva per andare a lavorare la terra, ma anche dagli zoccoli delle mandrie che salivano agli alpeggi e ai ricchi pascoli estivi, lungo la mulattiera, non a caso così ben disegnata e curata, transitava la ricchezza di Savogno: formaggi, pelli e legname, tutti prodotti che scendevano dalla montagna per entrare nei circuiti commerciali di Piuro e Chiavenna, la chiesa, che svetta sull’intera valle con il suo rarissimo campanile quattrocentesco, è dedicata a Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici, dei pastori e dei macellai, più ci si addentra tra i vicoli, più si ha la sensazione di essere avvolti dal paese, oltre ai muri e ai tetti, anche le fontane, i tavoli e i pavimenti delle piazzette sono fatti di granito rubato alla montagna, è un’immersione negli odori e nei suoni ancestrali: l’odore dei camini, quello del fieno o il suono dell’acqua che scorre nelle vasche, poggiare le mani sulle pareti di Savogno è come toccare la montagna aguzza, trasformata in rifugio solido e caldo, le famiglie che hanno abitato in questo luogo hanno partecipato per secoli a una danza complessa, muovendosi in equilibrio tra le forze della natura, a fasi alterne, questo dialogo non si è mai fermato fino agli anni ’60, quando le sirene di una vita più comoda hanno richiamato gli abitanti nelle città del fondovalle, di quel dialogo rimane un’ultima voce che è possibile ascoltare percorrendo i gradini che portano a Savogno, il borgo sospeso nello spazio e nel tempo.
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